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La letteratura post-coloniale è una sintesi di protesta e imitazione. Essa mescola al suo interno rivolta e conciliazione. Questa dualità ne permea gli stratagemmi, lo stile e i contenuti in una maniera tale che non sempre si mostra fin da subito percepibile alla critica. Questa condizione s'impone decisa nella riscrittura della tragedia greca in Africa. In questa si contemplano una varietà di propositi e fini; talvolta l'impostazione è metaforica, altre volte polemica (reclamare un'eredità rubata), altre ancora puramente artistica. D'altronde, la storia del rapporto tra l'Europa e l'Africa è tragicamente segnato da episodi di sofferenza, oppressione e razzismo. I drammaturghi hanno così sfruttato le potenzialità della tragedia greca, distante abbastanza per affermare verità tanto disperate che il pubblico non sarebbe in grado di sentire e vedere direttamente. Il proposito di questo studio, perciò, è quello di esaminare come il materiale culturale greco sia stato impiegato in Africa, attraverso la maestria di uno dei più illustri rappresentanti della sua drammaturgia, Emmanuel Gladstone Rotimi (1938-2000), con particolare riferimento al suo componimento più celebre, The Gods Are Not to Blame (1969), reinterpretazione e riscrittura di un testo canonico della cultura occidentale, l'Edipo Re sofocliano, con cui ha presentato, rappresentato, definito ed esplorato la storia e l'identità del proprio paese.